Le startup costituiscono quello slancio di creatività e di intraprendenza che hanno fatto dell’innovazione uno dei principali punti di forza della società della prima parte del XXI secolo. Un baluardo di bonaria anarchia, utile per bilanciare il dilagante conformismo e la mancanza di stimolo a sviluppare un pensiero indipendente, che pure caratterizza nel profondo la collettività moderna.
Ma cos’è una startup?
Nell’immaginario collettivo, il concetto evoca un gruppo di brillanti studenti appassionati di tecnologia, che si incontrano in un garage, dove lavorano alacremente ad un’idea, che possa dar vita a qualcosa di nuovo e di dirompente.
L’immagine non è lontana dalla realtà.
La startup di fatto è una neoimpresa, avviata da uno o più soggetti sprovvisti di capitali di rischio – nella maggior parte dei casi affiancati da un esiguo numero di amici/famigliari/dipendenti – in cerca di soluzioni organizzative e strategiche, che siano in grado di farla crescere esponenzialmente. Trattandosi di un organismo in divenire, alla ricerca di un modello di business sostenibile, necessita di periodiche iniezioni di capitale per potersi espandere, raggiungere il breakeven e, quindi, la capacità di autofinanziarsi.
L’obiettivo che si prefigge è quello di risolvere un problema al quale al momento non c’è una soluzione sul mercato, attraverso la materializzazione di un’idea in un prodotto o in un servizio. Il fatto che la soluzione perseguita non si sia ancora testata rende piuttosto elevato il rischio associato a questa tipologia di impresa.
I settori di operatività sono i più disparati, ma ciò che tendenzialmente le accomuna è l’utilizzo della tecnologia come acceleratore di innovazione. Di qui la loro classificazione in DigitalTech (digitale), InsurlTech (assicurativo), MedTech (medico/medicale), FoodTech (alimentare), Fintech (finanziario) e così via.
L’esempio di chi ce l’ha fatta è senz’altro trainante. Cinque delle società più capitalizzate del mercato mondiale hanno iniziato la loro sfida come startup ed hanno contribuito, in modo determinante, allo stravolgimento, in pochi anni, dei paradigmi sociali e di business.
Nel raggiungimento del successo di questi colossi della modernità il caso ha poco a che fare. Accanto all’aspetto innovativo, certamente prerogativa del progetto, il loro percorso è costellato, sin dagli esordi, da un’oculata programmazione, dalla strenua dedizione ai vari settori di sviluppo del business (commerciale, legale, fiscale, di finanziamento), dalla conoscenza e dal rispetto delle regole. In sintesi: hanno fatto della professionalità diffusa un must da perseguire.
La genialità, che anima i piani pionieristici, è una dote rara, ma spesso è gravosa da gestire. Da sola, poi, non è pressoché mai sufficiente per garantire l’esito positivo di un’iniziativa. Per le più svariate ragioni, le idee, infatti, per quanto brillanti e satisfattive di bisogni, non sempre trovano concreta realizzazione.
L’intraprendenza e la creatività connaturata agli startupper sono contestualmente la loro forza e la loro debolezza. L’essere concentrati esclusivamente sull’idea da realizzare, unita all’inesperienza nella gestione di un’azienda, sovente fa sottovalutare a questi imprenditori in erba l’utilità e l’importanza di farsi aiutare nel porsi le giuste domande, nell’affrontare e risolvere una serie di questioni che esorbitano dalle loro competenze, prima fra tutti, l’indispensabilità di conformarsi alle regole del gioco.
Spesso rimandano le decisioni per mancanza di fondi, oppure si affidano ad uno dei più pericolosi consiglieri: la rete! Questo atteggiamento, se da un lato dà loro l’impressione di risparmiare, dall’altro può generare criticità difficilmente sormontabili nel lungo periodo.
Identificare e risolvere prima possibile le problematiche giuridiche che la startup si troverà ad affrontare è un obiettivo che gli imprenditori smart dovrebbero porsi come prerogativa. Porre rimedio a posteriori ad errori è notoriamente più costoso che evitarli a monte. Alcuni sbagli, poi, sono destinati ad incidere irrimediabilmente sul percorso di crescita dell’impresa.
Con il presente contributo si vuole quindi dare avvio ad una serie di approfondimenti atti ad analizzare le principali criticità che le startup si trovano ad affrontare agli esordi del loro percorso imprenditoriale. Le fattispecie che verranno discusse prescindono dai settori operativi di appartenenza e la loro mancata corretta gestione, statisticamente, costituisce la ragione di fallimento di un gran numero di iniziative.
In ordine di priorità, con il prossimo post verrà esaminato uno dei primi temi che lo startupper deve risolvere quando decide di attuare il proprio progetto: la scelta della veste giuridica da assumere.
Avv. Elena Garda